Il Castagno a cura della Dott.ssa Molinari Marilisa
Il Castagno
I castagni sono alberi maestosi che fanno parte del nostro panorama forestale da quando i monaci benedettini ne facilitarono la diffusione in quanto all’economia montana le castagne garantivano una fonte alimentare e di reddito di primaria importanza.
Chi ammira oggi queste splendide essenze non sempre conosce il lavoro di selezione che gli agricoltori compirono nel corso dei secoli per assicurarsi un prodotto che fosse al contempo qualitativamente elevato e che durasse a lungo.
Le varietà di castagne che rappresentarono una ricca biodiversità rispondevano a diversi bisogni: si selezionarono innanzi tutto varietà per il consumo fresco come la OSTANA, castagna che si raccoglieva già a fine agosto ma che era poco conservabile e varietà adatte alla conservazione come la PELADA o la SANTINEL che duravano sino a Pasqua.
Altro criterio di selezione era la destinazione del frutto: alcune varietà erano ottimali per il consumo fresco come la SELVADEGA, altre venivano destinate alla preparazione dei biligòcc un prodotto caratteristico ottenuto infilando a collana castagne affumicate a lungo con un procedimento che ancora oggi possiamo ammirare a Casale nell’essiccatoio della famiglia Nicoli. Fra le migliori varietà da destinarsi alla preparazione dei biligòcc ricordiamo: BELINA, NIGRU’, DOAOLA.
L’elenco è lungo ed ogni territorio ha selezionato nel tempo materiale adatto a climi, esposizioni e tradizioni diverse.
All'inizio del 1900 si producevano in Italia 800 milioni di chili di castagne, per scendere a 120 milioni all'inizio degli anni '60.
Lo spopolamento della montagna, l’industrializzazione, la fatica che richiedeva la produzione di questo frutto e non ultimo l’arrivo delle enormi quantità di prodotto asiatico (primariamente Cina e Corea) ne hanno determinato la sopravvivenza solo in alcune regioni particolarmente vocate e aggiungerei, dove le alternative di reddito non erano presenti.
Oggi, regioni che producono non solo quantità ma ottima qualità di castagne sono primariamente: Campania, Calabria, Toscana, Piemonte, Emilia Romagna.
Ma la storia del castagno nel nostro territorio non finisce qui: in questo periodo in cui il prodotto a km zero è molto ambito e il contatto con la natura torna ad essere un bisogno primario è giocoforza volgere uno sguardo a quanto è rimasto di tanto lavoro e tanta sapienza contadina. Nello specifico, il Gruppo culturale amici di Casale e l’Associazione Castanicoltori del Misma svolgono un attento lavoro di recupero delle antiche varietà supportati anche da enti pubblici che finanziano le indagini genetiche. Detto questo (e ben altro si potrebbe dire), ogni volta che ammiriamo un castagno in tutta la sua signorile bellezza proviamo ad immaginare quanta antica sapienza racchiude la sua rugosa corteccia.
Testo a cura della Dott.ssa Molinari Marilisa